E’ affascinante vedere i magistrati indossare le toghe cerimoniali di colore rosso, bordate di ermellino. Vai sul web e cerchi di capire le relazioni dei singoli distretti circa l’amministrazione della Giustizia. A Milano. Il presidente della Corte d’Appello: “Agli attacchi personali, al dileggio strumentale, talora alla infamante gogna mediatica e alle minacce cui sono stati sottoposti”, i giudici “hanno saputo rispondere” usando “le armi” della “imparzialità”. A questi giudici il presidente ha rivolto parole di gratitudine per il profondo senso del dovere. “Continueremo a porre il nostro massimo impegno nella quotidiana attività per rafforzare nei cittadini la fiducia nell’istituzione che rappresentiamo e garantire un sicuro presidio di autonomia ed imparzialità, malgrado gli affanni che affliggono il sistema”. E ancora: “Sono certo che tra la ‘gente disposta a non mollare’ ci saremo senza esitazione e sono certo che l’immagine del magistrato e lo spirito che lo anima corrispondono totalmente al nostre sentire”. A Roma. Il presidente della Corte d’Appello: “La mafia non è sopita ma ha cambiato strategia. Mentre leggo le relazioni, risuonano ancora nella mia mente i “dialoghi”, durante l’ora d’aria, tra Riina ed un altro mafioso: “Questo Di Matteo non ce lo possiamo dimenticare, Corleone non dimentica”, ed ancora: ”Quelli lì devono morire, fosse l’ultima cosa che faccio” ed ancora: “Ci vuole una mazzata nelle corna”. Mentre scorre il video, a Palermo il presidente della Corte d’Appello inaugura l’anno giudiziario. Nessun cenno al Pm Nino Di Matteo presente in platea durante l’inaugurazione, destinatario degli annunci di attentato lanciati dal carcere da parte di Riina. Perdonate l’ignoranza ma non capisco !- Certo non è un buon segnale, dato che il Pm che indaga sulla Trattativa Stato-mafia rischia di finire isolato dentro lo stesso palazzo di giustizia. Come scrisse Luigi Pirandello: “Se noi riconosciamo che errare è dell’uomo, non è crudeltà sovrumana la giustizia”?
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