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Favara, omicidio Palumbo Piccionello: Gup respinge richiesta cattura di “u zi Ninu” Baio fresco di condanna a 30 anni

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Ieri la condanna a trent’anni di reclusione per Antonino Baio, l’imprenditore favarese, accusato dell’omicidio del compaesano Salvatore Palumbo Piccionello, re delle sale slot nella Provincia di Agrigento, a  colpi di pistola la sera del 28 Novembre del 2012. Oggi, il primo colpo di scena: la richiesta di cattura dell’assassino presentata dal sostituto procuratore della Repubblica di Agrigento, Salvatore Vella, motivata, tra l’altro, con il pericolo di reiterazione del reato oltre che il pericolo di fuga, è stata rigettata dal Gup del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano. Dunque, niente carcere per Baio che potrà liberamente risiedere a Caltanissetta, città scelta dall’imputato, dopo aver ottenuto la scarcerazione qualche settimana fa con contestuale obbligo di divieto di dimora in provincia di Agrigento. Il Gup Provenzano ha motivato la sua decisione di respingere la richiesta di ripristino della misura cautelare sostenendo l’inesistenza del pericolo di fuga. Questi i motivi della decisione: “Ritenuto che la sola irrogazione di una condanna, sia pur grave, non è sufficiente al ripristino della misura cautelare in quanto occorrono altri elementi attestanti la concreta esigenza cautelare manifestatasi successivamente alla cessazione della misura per poter ripristinare la stessa. Sul punto la Cassazione statuisce che “ai fini del ripristino, determinata dalla sopravvenuta condanna, della custodia cautelare nei confronti di un imputato,  scarcerato per decorrenza dei termini, la sussistenza del pericolo di fuga non può essere ritenuta nè sulla base della presunzione, ove configurabile, della sussistenza delle esigenze cautelari nè per la sola gravità della pena inflitta con la sentenza, che è soltanto uno degli elementi sintomatici per la  prognosi da formulare al riguardo, la quale va condotta non in astratto e quindi in relazione ai parametri di carattere generale, bensì in concreto, con riferimento ad elementi e circostanze attinenti al soggetto, idonei a definire, nel caso specifico, non la certezza ma la probabilità che lo stesso faccia perdere le proprie tracce  (personalità, tendenza a delinquere e a sottrarsi ai rigori della legge, pregresso  comportamento, entità della pena ecc.)” (Cass.1.8.2013 n°44239).  Allo stato dei criteri sopra indicati dalla Cassazione sussiste solo l’entità,  notevole, della pena per strutturare l’esigenza cautelare, ma ciò non è sufficiente in mancanza di altri elementi idonei a prefigurare la probabilità di fuga del Baio, per tali motivi la richiesta va rigettata”.

La vicenda sembra destinata ad originare più di un mugugno tra uffici del Tribunale e già la Procura preannuncia ricorso sostenendo, in primis, la possibilità di reiterazione del reato, omicidio appunto, tenuto conto di come è maturato l’assassinio di Calogero Palumbo Piccionello. Per il Pm Vella, Baio potrebbe tronare a sparare e potrebbe darsi alla latitanza dato che non gli mancano i soldi, gli appoggi in odor di mafia e la possibilità di procurarsi delle armi. Argomentazioni suffragate da una intercettazione ambientale effettuata in carcere laddove, come scrive la Procura, “il pericolo di fuga, in concreto, oggi non è escluso dal fatto che il Baio, subito dopo l’omicidio, si sia presentato spontaneamente presso la tenenza Carabinieri di Favara, dato che le intercettazioni delle conversazioni registrate presso la sala colloqui del Carcere di Agrigento, hanno dimostrato che lo stesso si era costituito ai Carabinieri ritenendo che in poco tempo avrebbe goduto della detenzione domiciliare e che avrebbe trascorso il tempo successivo al compimento dei suoi 75 anni presso la sua agiata casa di campagna in Favara, a prendersi cura delle sue galline”.

Insomma, la partita non è chiusa.


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